giovedì 30 agosto 2012

Il sonno e i risvegli notturni: affrontarli con dolcezza.

Ieri sera ho pensato che dovevo parlare della questione sonno. L'ho pensato mentre, alle 23.30, Sam si aggirava ancora sveglio in cucina. Eh si, ultimamente abbiamo qualche problema con l'addormentamento: siamo passati dall'andare a dormire alle nove di sera all'insonnia. Probabilmente la questione ruota tutta intorno al suo riposino pomeridiano, troppo lungo, che forse sarebbe ora di eliminare. A ogni modo, questo è un argomento su cui si potrebbero scrivere intere pagine e su cui sono stati scritti svariati libri. Ma vediamo di sintetizzare.

I risvegli notturni

Credo che quello del sonno, sia un argomento che interessa tutti i genitori: quelli di bimbi appena nati, che si chiedono quando il bambino inizierà a dormire tutta la notte; quelli di bimbi più grandi che si chiedono come fare per rendere più facile la fase di addormentamento. Inoltre, raramente ho sentito genitori non lamentarsi della questione sonno. Certo, esistono davvero bambini che dormono tutta la notte e si addormentano senza fare storie. Ma la maggior parte, ha un sonno che per natura è diverso da quello degli adulti.
Ma andiamo per gradi. Partiamo dal sonno dei neonati. Per i neonati è fisiologico svegliarsi di notte. Il loro corpo è programmato per mangiare ogni tre ore. Il sonno dei neonati, a differenza del nostro, è polifasico, ovvero prevede per natura momenti alternati di veglia e sonno durante le ventiquattro ore. Dal sonno polifasico si passerà poi al sonno bifasico dei bambini e al monofasico circadiano degli adulti (svegli di giorno, si dorme di notte). I risvegli notturni dei neonati sono, quindi, normalissimi: la società, però, crea nei neo genitori la falsa aspettativa che i bambini debbano dormire tutta notte. Così molti genitori vivono male i risvegli notturni non solo perchè costa fatica alzarsi, ma perchè "solo il mio bambino non dorme" o "ha scambiato il giorno per la notte".
Di fatto, fino al terzo mese di vita, il bambino non attraversa stadi di sonno profondo come i nostri e non secerne dosi stabili di melatonina, cosa che li porta a non riuscire a distinguere il giorno dalla notte. Ma attenzione: questo è fondamentale, perchè permette loro di nutrirsi anche di notte e crescere in maniera sana. Superati i tre mesi, il sonno si stabilizza. Arriveranno a dormire cinque/sei ore di fila, interrotte o meno da micro risvegli.
Più avanti, verso il nono mese, iniziano i problemi anche in fase di addormentamento (dovuti soprattutto all'ansia da separazione) e di notte possono continuare o subentrare i risvegli, dovuti al naturale ciclo di sonno del bambino, alla fame e al dolore per i dentini.

Cosa fare per dormire bene

Innanzitutto, la prima cosa da fare è accettare i risvegli come fisiologici. Una volta entrati nell'ottica che il vostro bimbo si comporta come si deve comportare per natura un bimbo, sarete più sereni e meglio disposti verso di lui, e potrete adottare alcune accortezze per aiutarlo a dormire meglio e, soprattutto, aiutarvi a gestire con più serenità i risvegli.
Da neonati, potete aiutare i piccoli a dormire meglio di notte tenendoli di giorno con voi dove c'è luce e i rumori tipici della casa, di notte al buio col silenzio tipico delle ore notturne. A sera potete fare loro un bagnetto per rilassarli, seguito da un massaggio.
Se sono già grandi, potete adottare dei riti al momento della nanna (ne parlerò dopo) e un oggetto transizionale (come un peluche) a cui il bambino possa attaccarsi profondamente. 

Lettino o lettone?

Per quanto riguarda il luogo dove dormire, ci sono due soluzioni: il co-sleeping (il lettone!) o il suo lettino, da solo.
Ci sono molti dibattiti in merito: addirittura psicologi che affermano che una scelta o l'altra possano influire sul carattere del bambino. Io credo che la questione, invece, giri tutta intorno a un unico punto: cos'è meglio per il bambino? Cos'è meglio per voi?
Il co-sleeping prevede molto contatto fisico, che fa bene al bambino. Diminuisce i risvegli notturni, rende più facili le poppate. Se scegliete il co-sleeping, però, dovrete farlo col cuore: non perchè è più facile, ma perchè vi piace. Non c'è nulla di più brutto, per un bambino, che sentirsi un terzo incomodo tra i propri genitori. Tenete conto, che se adottate il co-sleeping dovrete essere pronti ad accettare il bambino nel letto fino a quando non sarà pronto al suo lettino (cosa che potrebbe accadere anche verso i sei anni) e dovrete trovare altri modi per vivere l'intimità col vostro compagno. Perciò, se scegliete il co-sleeping, niente rimpianti e niente rabbia nei confronti del bambino: dev'essere una scelta in cui credete in due.
Ugualmente, se scegliete di farlo dormire nel lettino e poi in camera sua (come ho fatto io), dovrete essere pronti a svegliarvi tutte le volte che vi chiamerà e andare da lui. E dovrete farlo non con una faccia da funerale, ma con tutto l'amore possibile. Anche se è la decima volta che vi chiama.
Insomma, entrambe le scelte hanno pro e contro e sta a voi e al vostro istinto fare quella giusta: e quella giusta è quella che sentite vostra e che fa stare bene tutti.

Metodi per far dormire un bambino

    Esistono molti metodi... ma sarebbe meglio non seguire un metodo. Un bambino è unico e il nostro atteggiamento nei suoi confronti non può essere ridotto a un metodo. Al più a un metodo che avrete fatto vostro e plasmato su di voi.
    Di metodi è pieno il web e sono piene le librerie. Voglio parlare solo di uno, perchè mi preme farlo. Quando nacque Samuel, mi venne regalato Fate la nanna di Estivill, ma non ne ebbi bisogno perché il bimbo (e Elia più di lui) si addormentava da solo nella culletta. A Samuel, verso i sette mesi, bastava poggiarlo, leggere una favola, e si addormentava. Poi c'è stato un trasloco, sono arrrivati i dentini, l'ansia da separazione e Sam ha iniziato ad addormentarsi prima in braccio, poi con me stesa di fianco nel letto (ancora adesso).
    Quando ha iniziato a svegliarsi più volte la notte, ho preso Estivill dalla libreria e l'ho letto, decisa a provare. Il metodo Estivill, detto anche metodo dell’estinzione graduale, consiste nel lasciare piangere il bambino nella sua stanza da solo per una quantità di minuti sempre crescente, fino ad arrivare anche a mezz’ora o un’ora, a seconda di quando il piccolo si arrenderà. Nulla deve far desistere il genitore, nemmeno le urla o il vomito del bambino (che secondo Estivill è in grado di procurarsi da solo), o il metodo fallirà. La cosa va ripetuta anche per i risvegli notturni e ogni volta che eventi esterni (un viaggio, un'influenza) avranno rovinato quanto ottenuto.
    Il metodo Estivill, in sostanza, prevede l'innescarsi del seguente pensiero: anche se piango, mamma non verrà. Sono solo e devo cavarmela da solo. Ora, io ho resistito a 5 minuti di pianto, poi ho capito che stavo facendo una cosa sbagliatissima. Ci saranno genitori che l'hanno provato. E non metto in dubbio che funzioni. Ma funziona perchè? Perchè per sfinimento, dopo ore di pianto, il bambino impara la lezione. Mamma non viene. Sono solo. Credo che a livello psicologico sia davvero controproducente per il bambino (e non lo credo solo io, ma c'è un'intera letteratura a riguardo, basta fare una ricerchina su Google...)
    Credo che se un bambino piange, la madre o il padre debbano accorrere. Allora il messaggio diventa: io ci sono sempre per te. Dormi sereno perchè se mi cerchi ci sarò. Io credo che l'amore sia il miglior metodo. Se il bambino ha paura di notte, non lo fa per sfinirvi o mettervi alla prova: ha davvero paura, i mostri sotto il letto sono reali e guai a sminuire queste sue sensazioni. Se vi chiama è perchè ha bisogno di voi.
    C'è una cosa giusta che, tuttavia, Estivill dice (di cui parla anche Tracy Hogg, l'autrice de Il linguaggio segreto dei bambini): i riti sono importanti in fase di addormentamento. I riti e le routine servono al bambino a sentirsi sicuro e rendono piacevole la nanna. Un momento magico, sereno.
    Con Samuel abbiamo una bella routine: si va a letto accompagnati da mamma e papà, si accendono le lucine piccole e l'acquarietto dei pesci, si legge una favola, si beve un pò d'acqua. E poi a nanna con mamma di fianco, finchè non si addormenta. Con Elia cercherò (dato che a lui piace addormentarsi al fresco da solo, col suo orsetto detto anche "Ciccio") di continuare su questa strada: ma già so che arriveranno i dentini, l'ansia da separazione, etc etc... e forse perderà questa bella abitudine di addormentarsi da solo. Ma non ne farò un dramma, quando e se accadrà. 

    Per terminare questo post, però, mi sembra doveroso fare un appunto. Parlo da madre che si sveglia tre/quattro volte a notte. Non so cosa voglia dire non dormire affatto. La mancanza di sonno (l'ho sperimentato nel mio piccolo i primi tempi dopo la nascita di Elia), porta a essere distratti, nervosi, poco empatici e, in casi estremi, violenti. Se vi rendete conto che le notti stanno diventando molto dure, non esitate a chiedere aiuto. Al vostro compagno, alla vostra famiglia, a specialisti.

     E ora è davvero tutto! A presto e buon riposo a tutti!

    9 commenti:

    1. Vediamose finalmente riesco a commentar quanto scritto da Ori. Mai affidarsi a metodi e teorie lette quà e là e senza fondamenti scentifici, soprattutto quando si tratta dei vostri piccoli...E' da tenere presete che ogni bimbo ha il suo temperamento e che ogni rapporto madre-bambino (come padre-bambino) é UNICO.I mesi più sensibili e critici per i piccoli non possono divenatre tristi espermenti casalinghi che, per di più, causano gravi traumi e problematiche future... Se si hanno dubbi o difficoltà sulle delle fasi di crescita del piccolo meglio rivolgersi ad un esperto che sicuramente saprà cosa consigliarvi. Parola di Psicologa :-)))

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      1. L'anonima è Grazia:-)))ma è difficile accedere Ori...

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    2. ciao oriana, il tuo blog mi piace molto e mi sento molto in sintonia con i tuoi metodi e affermazioni sull'essere genitore!!!se posso permettermi di dare il mio parere riguardo al metodo Estivill, che ho più o meno letto io, io sono arrivata a una conclusione...che le risposte si trovano nel mezzo...!! anche io come te ho provato una volta a lasciarla piangere per più di 5 min e non ce l'ho fatto... ho riprovato il giorno dopo e sono caduta in tentazione, così alla terza volta, mi sono tirata su le maniche e mi sono detta...: posso anche andare avanti e indietro dalla stanza di mia figlia per 20/30/40 volte, finchè lei mi chiama e finchè lei non si sarà addormentata,ma non la lascerò piangere per più di 3 min e non la debbo prendere in braccio ccosti quel che costi... e così ho fatto... la metto giù nel lettino, e appena mi allontanavo piangeva, io tornavo, le facevo una carezzina e uscivo, e lei piangeva di nuovo, ritornavo, le dicevo qualcosa e uscivo, poi di nuovo,credo l'abbia fatto per almeno 20 volte..poi alla 20 volta si è addormentata..il gg dopo uguale, però sono rientrata invece che 20 volte 18, il gg dopo sempre meno al punto che ora la metto nel suo lettino, si gira e rigira, si alza dal letto e mi chiama...io entro e la rimetto giù con il suo pupazzino, poi esco quando mi sembra che si stia per addormentare e se piagnuccola entro subito le faccio una carezzina e al massimo dopo 2 volte che rientro si addormenta da sola.... a volte anche al primo colpo!! però non nascondo la fatica delle prime volte, bisogno avere una bella pazienza e tenacia, che però credo abbia i suoi frutti... quindi secondo me, l'importante è non essere mai dastici, ma trovare una via di mezzo e dei compromessi..e riunire tutto quello che si sente e leghge in giro e farsi una idea propria su come gestire le cose. per esempio in molti libri ho letto che bisognerebbe fare addormentare il piccolo non in braccio ma nel letto, perchè se si sveglia che non si trova dove si era addormentato si prende paura ancora di più ed è ovvio che dopo non vuole più riaddormetnarsi...anche perchè perde la fiducia nei nostri confronti, scusa si domanderà: ma se mi sono addormentato tra le braccia di mamma perchè ora sono nel letto tutto solo? e non ha tutti i torti..!!!
      daniela

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    3. Ciao Daniela!
      Si, hai ragione: la verità sta sempre nel mezzo! Infatti ogni genitore, conoscendo il proprio bambino, sa come comportarsi con lui e sa cosa è meglio per lui. Il metodo Estivill diventa deleterio nel momento in cui il bambino viene lasciato solo a piangere per molto tempo, invece tu hai trovato il TUO modo di rapportarti a tua figlia, e direi che sei stata bravissima, le hai trasmesso fiducia e amore!!!! Hai ragione sul fatto di addormentarlo in braccio... il bambino si confonde!!!
      Un bacione e grazie mille per aver condiviso la tua esperienza!

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    4. grazie, mi fa piacere a me condividerla con qualcuno!! penso che si può imparare sempre qualcosa da un altra mamma e io ascolto sempre tutte le esperienze delle altre mamme...così ho più spunti per trovare il modo giusto per affrontare ogni tappa di mia figlia!! :-)

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