venerdì 17 ottobre 2014

Swaziland

Swaziland è terra rossa, come il resto dell’Africa. Terra rossa che ti si appiccica addosso, dentro e fuori, perché una volta che l’hai vista e respirata non puoi farne a meno. Lo Swaziland è, come il resto del Sudafrica, bambini che camminano da soli sul ciglio della strada, donne che portano cesti sulla testa, bancarelle sgangherate ai lati delle strade, artigianato fatto di perline e legno, furgoncini pieni di gente che ha chiesto un passaggio.
E poi, c’è la natura. Incontaminata, selvaggia, brulla.





Partiamo dall’inizio del nostro week end in questo piccolo regno, racchiuso tra Sudafrica e Mozambico.
Tra le cento cose che dovete fare prima di morire, c’è prendere una macchina, rimanere impantanati in una riserva naturale, e farvela a piedi per andare a chiedere aiuto. Noi l’abbiamo fatto! Il nostro viaggio in Swaziland è iniziato così. Con un bel dosso su cui la macchina si è bloccata e una fantastica passeggiata sulla terra rossa, in mezzo a impala e gazzelle (per fortuna il Milwane è un parco privo di animali pericolosi, tanto che organizzano giri a piedi o in bicicletta). Per i bambini è stata un’esperienza da ricordare con piacere, per noi adulti un piccolo incidente che ci ha salvato nei safari successivi, dove abbiamo evitato percorsi troppo tortuosi.



Lo Swaziland  è un paese tranquillo e i parchi sono interessanti (per la verità, meno di altri che abbiamo visitato finora). Ne abbiamo scelti due, il Milwane Wildlife Sanctuary e lo Hlane Royal National Park e in entrambi i casi abbiamo pernottato all’interno delle riserve in sistemazioni economiche ma carine e pulite, una delle quali era la tipica capanna di paglia della cultura swazi.
Natura va a braccetto con cultura, perciò dopo i parchi ci siamo fermati vicino Mbabane al Cultural Village (su consiglio di un simpatico backpacker) per conoscere la cultura swazi, popolazione del gruppo Bantu, e le sue musiche e danze popolari. Il nanetto piccolo è riuscito a catalizzare l’attenzione del pubblico anche in Swaziland: per tutta la durate dei balli, è stato col naso all’insù di fronte ai ballerini e alle ballerine, una delle quali non riusciva più a trattenersi per le risate (come il resto del pubblico, che continuava a fotografarlo)!